Ogni volto, un viaggio

È stato un mese impegnativo e con questo aggettivo intendo pieno, incredibile, veloce, travolgente ed estenuante.
Ci siamo presi una pausa, necessaria, perché anche se qui, come abbiamo sempre detto, le distrazioni sono rare, la realtà ti risucchia inevitabilmente ed è difficile anche trovare il tempo per fare un punto della situazione, per fermarsi e chiedersi cosa si è vissuto e come.
Nel mese a cavallo tra Maggio e Giugno la missione ha ospitato un gruppo di medici dall’Italia. Daniela e Cristina, cardiologhe, qui per visitare una mole incredibile di pazienti e per continuare il progetto Cuore che aveva purtroppo arrancato nel difficile periodo della pandemia.
“Il progetto Operazione Cuore nasce nel 1984 sotto l’impulso dei dottori Antonio e Marilena Pesaresi, volto principalmente ai pazienti in età pediatrica, con particolare riferimento all’assistenza chirurgica per la correzione di difetti cardiaci congeniti ed acquisiti.
Nel corso degli anni successivi, il coinvolgimento di altri medici ed associazioni ha consentito di consolidare il servizio cardiologico e cardiochirurgico a tal punto da far diventare il Luisa Guidotti Hospital un ospedale di riferimento per i pazienti cardiopatici conosciuto per questo in tutto il paese. Tale sviluppo ha tuttavia richiesto la disponibilità di finanziamenti sempre più elevati ed un impegno sempre più assiduo dei sostenitori del progetto coordinati dalla Caritas Diocesana di Rimini.
Ad oggi attraverso questa iniziativa umanitaria sono stati operati quasi 400 pazienti. Negli ultimi anni in particolare, la lista di attesa per i pazienti del Guidotti per intervento cardiochirurgico si è allungata per via di una maggiore richiesta nel paese ed un’altrettanta intensificata presenza in missione, dei cardiologi volontari dall’Italia. L’aumento costante di pazienti operati ha prodotto nel tempo, un proporzionale incremento della necessità di poter effettuare appropriati follow-up.”
Claudio, Alessandro, Caterina, e Alessandra ginecologi, Maria prossima alla laurea in medicina ed Elena, ostetrica.
Si sono cimentati in giorni intensi di visite ambulatoriali alle persone del luogo, nell’assistenza e nell’esecuzione di interventi chirurgici ginecologici e in un periodo di formazione che ha richiamato diversi medici della zona e ha coinvolto l’intera equipe della maternità.


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Inutile, forse, descrivere la bellezza di questo scambio di culture e conoscenze che avviene ormai da anni al Luisa Guidotti Hospital. Medici di ogni livello e specializzazione scelgono di spendere parte delle loro ferie o comunque del loro tempo, per visitare pazienti e trasmettere il loro sapere.
Può sembrare semplice e banale, ma la realtà è molto lontana dall’esserlo.
Conosco una quantità notevole di professionisti sanitari e penso che potrei contare sulle dita di una mano le persone che farebbero questa scelta.
C’è chi ha preso ferie o congedi, facendo cambi strettissimi per incastrare 7, 10 o 15 giorni per essere qui. Chi ha preso un aereo il Sabato da Harare per essere a lavoro a Bologna o a Roma il Lunedì. E pur venendo dal ritmo frenetico che caratterizza gli ospedali italiani non si è tirato indietro nell’alzarsi dal letto alle 3 di notte per assistere ad un taglio cesareo o a visitare pazienti dalle 8 della mattina fino a sera tardi.


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C’è chi la chiama passione, chi missione, chi dedizione, altri altruismo.

Sono tutti modi di declinare una scelta che nasce dall’amore, che sia per il proprio lavoro, che sia per la giustizia e l’equità delle cure, che sia per l’Africa. E per noi fondamentalmente questo è stato.
Una limpida e chiara dimostrazione di amore.
Un mese intenso di accoglienza e condivisione, in cui abbiamo imparato tanto e che ci ha ricordato quanto la possibilità e la fortuna che caratterizza l’intreccio di altre vite con la tua, apra innumerevoli porte ad incontri, dialoghi, scambi. Apra i nostri occhi e il nostro cuore all’ascolto di realtà differenti e aiuti sempre di più a comprendere che la visione della realtà non è mai una e mai assoluta.

Bisogna viaggiare, che non significa solo macinare chilometri, ma avere il coraggio di conoscere ciò che è diverso da te, forzare i propri limiti, mettersi a disposizione per esperienze nuove e stimolanti, tenersi attivi e pronti, abbracciare il cambiamento.
Il tempo vissuto insieme è stato un tempo vero, che passava dai confronti lavorativi alle discussioni più svariate attorno ad una tavola mentre si condivideva la cena.
Per chi era in Italia sono state settimane in cui io e Claudio siamo “spariti”, per noi è stato un tempo straripante di scambi, lontano dai social e da quei piccoli schermi che invadono e riempiono le nostre giornate, senza farlo davvero.
Bisogna abbassare gli smartphone e ricominciare ad incontrare le persone, a viverle, condividere e parlarsi.
Avere il coraggio di dire ciò che si ha da dire, di fare la propria parte, perché talvolta essere neutrali, pensare di farsi gli affari propri è già una scelta, ed è quella di non partecipazione, che non ci mette in discussione. E’ la via senz’altro più facile e priva di complicazioni, ma che allo stesso tempo non espone il nostro essere a ciò che c’è di più vero intenso..la vita.

Ogni vita che incontriamo è un possibile viaggio, se siamo disposti a farlo.

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Fonti: