Goodbye All Souls
L'aereo decolla, mi volto e Claudio è come al solito con gli
occhi serrati in un qualche stato di concentrazione per evitare di rimettere
tutta la colazione. Odia volare.
Questo però non è un volo qualunque, è il volo verso casa
dopo un anno speso in Zimbabwe.
Ci sono
tanti momenti che nella vita
ti immagini, questo è uno di quelli.
Chissà cosa proverò?
Vorrò tornare? Sarò felice di tornare a casa? Avrò il mal d'Africa o l'anno
speso mi avrà fatto disinnamorare di quella terra? Come sarà l'impatto?
Mi volto a guardare i passeggeri accanto a me, chissà cosa
passa nelle loro menti ora, chissà quali pensieri, chissà se anche loro stanno
salutando qualcuno e tornando a casa. Chissà se da fuori si può intuire la
mareggiata che si cela dentro una persona.
Gli ultimi giorni ad All Souls sono stati una vera grazia.
Il 23 Febbraio Don Ugo e Don Fronzo sono scesi a trovarci insieme a Gigliola e
Rita e ad un gruppo di ragazzi, Laura, Matteo, Gioia, Giovanni e Manuel.
Abbiamo passato insieme momenti densi e felici e la loro presenza è stata un
regalo.
Vedere questi giovani sperimentare la missione con occhi
nuovi ci ha ricordato ogni giorno cosa ci ha spinto fin qui. Ascoltare lo
stupore e la meraviglia di fronte ad una diversa cultura, ha riportato la
memoria a cose che nella quotidianità si dimenticano.
Avere qui Ugo e Fronzo, che hanno avuto un ruolo
fondamentale nella nostra scelta, è stato un po' come chiudere un cerchio. Un
po' come quando ti senti che nella vita hai solo ricevuto da alcune persone, e
oggi forse puoi anche dare qualcosa.
L'abbiamo detto spesso tra di noi.. "non c'era modo
migliore di chiudere quest'anno" e la potenza di questi 10 giorni è stata
qualcosa di inaspettato.
Così come lo è la vita, bella e imprevedibile, un
giorno ti da, quello dopo ti toglie.
Così Domenica li abbiamo salutati e Lunedì eravamo di nuovo
a lavoro, per il nostro ultimo giorno. Visi stanchi e tirati, per non cedere
all'emozione. È stata una bella giornata, ma ancora il bulirone che ho dentro se
ne stava buono. È stato lì fino a martedì quando abbiamo iniziato a fare le
valigie, ogni 10 minuti dicevo a Claudio "ci siamo, stiamo partendo"
e lui mi guardava attonito, soprattutto dalla quarta volta in poi. Non credo lo
dicessi a lui, credo lo dicessi a me, e come sempre quando diamo voce ai
pensieri si fanno realtà. Così abbiamo rimosso i nostri quadri, le foto, i
nostri libri, e ogni traccia di noi è sparita riportando la casa al suo stato
originale. Come se non fossimo mai passati di qui. Eppure queste mura ne hanno
sentite tante, sono spesso state rifugio e altre volte prigione.
È stata la
nostra casa per un anno.
La sera poi Chiara ci ha cucinato una speciale cena di
saluto a base di cassoni, piada e dolce finale e così ci siamo stretti in
questi ultimi momenti. Ci siamo cullati con un passito italiano ma ho comunque
fatto fatica a dormire perché sapevo che poi sarebbe venuto l'ultimo giorno.
Chi mi conosce lo sa, una delle cose che lo stress e l'ansia
impattano di più nella mia vita è il sonno. Sapevo che la mattina dopo al
classico momento della devotion ci sarebbe stato il nostro saluto ufficiale.
Mi sono alzata di buon'ora con lo stomaco serrato, un altra
cosa che chi mi conosce sa, è che non posso nemmeno parlare se non ho mangiato
la mattina, ma questa mattina era diverso.
È stato un momento, forse IL momento.
Dopo la preghiera
tradizionale Massimo e la Matron ci hanno ringraziato per l'anno speso insieme
e Claudio ha ringraziato a sua volta, io ho solo aggiunto due parole, già con
la voce rotta e gli occhi lucidi. Poi hanno iniziato a cantare e salutarci e ci
hanno consegnato un pensiero da parte di tutti. È stato un momento veramente
inteso, bello, di gratitudine e che porterò sempre nel cuore.
Si è detto che adesso dovevamo venire in Italia e dire che
abbiamo una seconda famiglia in Zimbabwe, ad All Souls. Ed è vero.
Quando ti
mischi così tanto, condividi la casa, il lavoro e a volte anche il tempo libero
con delle persone, queste diventano la tua famiglia, nel bene e nel male.
La giornata scorre lenta, con le ultime cose da
impacchettare e le ultime superfici da pulire.
Non c'è linea, anche questa è una fortuna, penso, ci
permette di concentrarci sul presente senza fuggire le emozioni dietro lo
schermo.
Verso il crepuscolo usciamo di casa e ci sediamo sulla
nostra panchina di fronte all'ingresso, in silenzio, ad osservare quello
scorcio di missione che abbiamo osservato giorno dopo giorno.
Ci guardiamo, non c'è bisogno di dirsi niente a volte.
L'odore di carne alla griglia ci stuzzica e così
raggiungiamo i medici e altri amici che stanno cucinando per la serata di
saluto che ci hanno organizzato.
Ci buttiamo nell'organizzazione anche con l'intento di
mascherare un po' l'emozione e distrarci.
Il momento iniziale è il più duro, come da loro tradizione
ognuno dice qualcosa su chi appunto si sta salutando. Impiego tutto il mio
impegno per non piangere, so che poi non riuscirei a smettere. Passato questo
intenso e bellissimo momento si mangia e si balla insieme fino a sera. È un
piacere vedere le persone che ci vogliono bene festeggiare in questo modo,
allegre spensierate, ballare come solo loro sanno fare.
Ad un certo punto ci ritiriamo, ancora con quel velo di
malinconia addosso.
È veramente finita.
Le parole che ci scambiamo tra di noi non sono tante, tanti sono invece gli sguardi che ci lanciamo, sguardi di chi, anche grazie a quest'esperienza, ha imparato a leggersi.
Arriva così in un batter d'occhio il momento dei saluti veri
all'aeroporto. So che qui non riuscirò a trattenermi e così quando dobbiamo
salutare Chiara e Massimo le emozioni iniziano ad affiorare dagli occhi, le
prime di tante.
Siamo stati compagni di vita e missione per un anno, nel
vivo delle varie problematiche e delle vittorie, ci siamo scontrati, ci siamo
capiti, siamo cresciuti insieme. Abbiamo condiviso le nostre vite e il nostro
bagaglio di esperienze e credo che questo ci legherà sempre in modo speciale.
Quindi grazie a Massimo che con il suo sì ci ha permesso di vivere tutto questo. Grazie ad All Souls, piccola seconda famiglia.
Appena passo i primi controlli mi volto un attimo appena, giusto quello che basta per incrociare lo sguardo di Massimo che ci saluta, e appena torno a ciò che ho davanti sembra che l'aria da respirare sia più pesante..quanto è difficile voltarsi a volte. Si chiude una pagina di vita e ne inizia un'altra.
Ancora una volta, che bella è la vita.